Astrazioni

Il progetto "astrazioni" prede forma nel 2000, quando la necessità di uscire dal già visto nella foto paesaggistica e di sintesi dell'immagine, porta a nuove ricerche e sperimentazioni.

Il lavoro ha il suo sviluppo in cinque anni e si articola sempre sul medesimo soggetto sfruttando e studiando le interazioni con la luce e la matericità "en plein air".

Gambe

2002 documentare presenze nel paesaggio urbano, presenze illusorie e reali che ogni giorno "attraversano" gli stessi luoghi per un tempo indefinibile.

Non son tempi...

Non son tempi questi.

Recessione economica ma, ancor più, culturale e morale.

Le difficoltà per la realizzazione di progetti non possono comunque impedire di trovare soluzioni possibili per la loro concretizzazione: da questo assunto parte l’idea del progetto.

 

Il protagonista del lavoro è il degrado della città vecchia e il suo abbandono, inteso come incapacità di viverla da parte dei suoi abitanti. Malgrado l’incuria e la decadenza, le strutture, gli edifici o le vecchie attività commerciali e artigianali riescono comunque a trasmettere una bellezza intrinseca, venata di romanticismo.

 

La tecnica di realizzazione parte dalla negazione del mezzo canonico (reflex), attraverso l’utilizzo di uno smartphone e Instagram, le immagini sono stampate su carta riciclata con una normalissima LaserJet. L’abbandono della tecnica contribuisce ad esaltare l’emotività intima delle immagini prodotte.

 

Anche la fotografia, "in questi tempi", soffre di “recessione”.

Ma, nelle ristrettezze, paradossalmente si trova anche una iper produzione-diffusione d’immagini.

Le innovazioni e le semplificazioni tecniche, diffuse in un pubblico enorme, consentono, da un lato, grandi possibilità espressive a tutti e, dall'altro, nell'immensità del materiale prodotto, oscurano i lavori più pregnanti che fatalmente risultano dispersi.

Da qua la scelta del soggetto e la tecnica, decisamente in mano a tutti.

Il “peso” del lavoro lo fa il cuore e l’anima di chi scatta.